Mi chiamo Josh e non riesco ad aprire gli occhi da due ore. Sono pesanti più che mai questa mattina. Forse non è neanche mattina in realtà: non riesco a capire quanto tempo sia passato da quando mi sono sdraiato qui, non riesco a ricordare quando sia tornato a casa, né come. E non ci provo neanche, a ricordarlo. È troppo faticoso. Ricordo bene che mi sono divertito, però: ho speso tutti i soldi che avevo in tasca, ma quando si usano per divertirsi non sono mai spesi male. Non me ne pento e non mi pesa. Ho preso l’ecstasi ieri sera. Poi di nuovo. È divertente. Con quella si che vivi bene. Enjoy guys, enjoy your life. La vita è una sola e quando ti sballi così non puoi che svegliarti felice. Solo che ora non riesco a aprire gli occhi: sono ore che sono sdraiato su questo divano e credo anche che ci resterò. Però penso di avere sete. Non ho fame. O forse sì. Ma prima di tutto ho sete. Me ne sono reso conto soprattutto ora: Sophie è entrata dalla porta della sala TV e mi ha guardato. Poi si è seduta accanto a me, mi ha spostato i capelli dalla fronte e mi ha chiesto come stavo. È stato allora che ho capito che avevo la gola troppo secca e le labbra screpolate. Mi ha chiesto lei per prima se volevo dell’acqua. Le ho detto di sì. Non ero da solo ieri sera. Alla festa era pieno di persone, ma io non parlo in generale: dico che non ero da solo mentre ballavo nella pista affollata. Dico che non ero da solo nel taxi mentre andavamo laggiù e non ero da solo rientrando in ostello stamattina.
Ora, invece, sono solo. Non mi sono mai mosso di qui e nessuno è venuto a trovarmi. Ho sentito due amici chiamarsi per cena, quindi credo sia ormai molto tardi. È passato più tempo di quanto pensassi. In tutte queste ore, immobile e sconvolto, nessuno degli amici su cui conto ogni giorno da quando sono qui si è fatto vivo. Sono ancora i miei migliori amici. Sono ancora la mia famiglia qui in Australia, ma oggi avevo sete. Ho appena bevuto un bicchier d’acqua pensando alla ragazza che me l’aveva appena offerto e ho iniziato ad aprire gli occhi, stropicciandoli appena su questo divano. Poi li ho aperti sugli amici, sulla vita e su cosa conta davvero in un rapporto a cui vogliamo dare il peso di una pseudo relazione familiare.
Ho pensato a questa canzone, "Born Slippy .NUXX" degli Underworld, perché ha un collegamento ben preciso con la droga, tema centrante di questa storia e perché la musica dalla quale è composta richiama una sensazione di estranea confusione che credo si adatti perfettamente alla sensazione provata da Josh sul divano. Da solo. Ancora sotto effetto di stupefacenti. Disidratato. Stanco.
Mi chiamo Chiara Cuminatto e sono nata il 03/04/1989.
Vivo a Campi Bisenzio (FI) a tratti perché viaggio molto e la mia vita imprevedibile non lascia spazio alla monotonia.
Mi sono laureata in Lettere Moderne all'Università di Firenze nel 2011
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